lunedì 16 aprile 2012

Altre storie sorprendenti di Liberi Muratori di Lino Sacchi (Edizioni L’Età dell’Acquario)


L’istituzione massonica tende per sua natura ad attrarre tipi umani diversissimi. Sotto la sua bandiera troviamo filantropi, guerrieri, poeti, occultisti, libertini, filosofi, esploratori, scienziati, politici, rivoluzionari, scrittori e infine astronauti (numerosi!). Nel XVIII e XIX secolo, anche preti (in particolare nel Regno di Napoli) e persino vescovi. In questo libro – come nel precedente e fortunato Storie sorprendenti di Liberi Muratori (certi e presunti) – l’attenzione dell’autore si concentra su singole, e sempre singolarissime, vicende. Il dato biografico è ridotto al minimo a vantaggio di un tassello, e uno solo, del mosaico. Ad esempio, i verbali del Consiglio di Guerra per Churchill e il Maometto per Voltaire. O magari (Chénier, Ramorino), la morte che è, in fondo, la cosa più importante (dopo la vita). Nell’ultimo capitolo, «L’età dei totalitarismi», non mancano alcuni fascisti. Che i massoni abbiano avuto un ruolo nel fascismo degli esordi potrà sorprendere qualcuno. Eppure, ce ne erano parecchi a piazza San Sepolcro, e magari, chissà, ce n’erano pure nelle squadracce che devastavano le logge. Resta vero che molte di quelle storie, con le loro drammatiche contraddizioni, non possono che essere «sorprendenti». All’interno di questo affresco, che è una sorta di piccolo Giudizio Universale, sia comunque il lettore a distinguere gli angeli e i demoni, i sommersi e i salvati.
Lino Sacchi, nato a Milano e torinese di adozione, ha una lunga militanza nel Grande Oriente d’Italia e nel Rito Scozzese Antico e Accettato. Ha collaborato con le principali riviste massoniche italiane, e presso le nostre edizioni ha pubblicato Massoneria per Principianti, Miti della Massoneria e  Storie sorprendenti di Liberi Muratori (certi e presunti). Già professore ordinario di Geologia all’Università degli Studi di Torino, si è avventurato su un terreno che di solito è battuto da storici e umanisti. Ne è risultato un approccio pragmatico e disincantato inteso a evitare il tono un po’ enfatico e agiografico che è il rischio principale per chi scrive di Massoneria «da dentro».

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