giovedì 13 ottobre 2011

Il presidente nero di Monteiro Lobato (edizioni Controluce)
















Sembra incredibile, ma nel 1926 uno dei più grandi scrittori brasiliani aveva già previsto tutto: una società in cui vige il telelavoro e il voto telematico, l’opinione pubblica si orienta leggendo giornali proiettati su schermi luminosi presenti in ogni casa, l’elettorato ha accantonato la lotta di classe e si identifica con i suoi leader secondo il sesso e il colore della pelle mentre negli Stati Uniti, unica potenza mondiale, è in corso una campagna elettorale in cui, a contendersi la presidenza, ci sono un conservatore bianco, un leader nero e una donna... Questo libro fantascientifico – il cui protagonista è il timido Ayrton Lobo, travet carioca che ascolta basito storie giunte direttamente dai secoli futuri – narra l’elezione dell’88º presidente degli Stati Uniti d’America. Siamo nel 2228 e due candidati atipici, miss Evelyn Astor e il nero Jim Roy, sembrano voler stravolgere ogni piano. Eppure, come tutti i mondi utopici e perfetti, anche quest’America di Monteiro Lobato nasconde un oscuro perturbante, e quell’elezione non risulterà un cristallino esempio di democrazia avanzata. Il sogno rischia di diventare incubo, l’immaginazione un delirio.


Traduzione di Marcello Sacco.

Originario dello Stato di San Paolo, José Bento Monteiro Lobato (1882-1948), che oggi è ricordato soprattutto per la sua produzione letteraria per l’infanzia, popolarissima nei paesi lusofoni, fu in realtà uno scrittore ed editore tra i più noti e influenti della sua generazione. Polemista, narratore, traduttore, impresario, la sua opera rispecchia le contraddizioni di un Brasile a cavallo fra tradizione e modernità.

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